Attraverso un’ambiziosa piattaforma decentralizzata, il padre del web conta di riaprire i giochi con i giganti di Internet, come Facebook e Google.

Articolo originale di Katrina Brooker per FastCompany
(Traduzione di Marco Bena)
La scorsa settimana, Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web, mi ha chiesto di incontrarlo per illustrarmi un progetto sul quale sta lavorando da tanto tempo, quasi quanto l’esistenza stessa di Internet.
È una frizzante giornata d’autunno a Boston, dove Berners-Lee lavora appoggiandosi ad un ufficio attrezzato al piano superiore di una palestra di pugilato.
Dopo avermi educatamente offerto una tazza di caffé, ci conduce in una sala riunioni ridotta all’essenziale. Ad un capo del lungo tavolo c’è un laptop coperto di adesivi. Qui, su questo computer, sta lavorando ad un progetto destinato a modificare radicalmente il modo in cui oggi viviamo e lavoriamo in rete.
“Lo scopo è la dominazione del mondo, » ci dice Berners-Lee con un sorriso ironico. Lo scienziato di origine inglese è conosciuto anche per il suo senso del humor tipicamente anglosassone, ma in questo caso non sta scherzando.
Questa settimana, Berners-Lee lancerà Inrupt, una start-up che ha creato in maniera molto riservata durante gli ultimi nove mesi.
Sostenuta da Glasswing Ventures, la sua missione è di creare molto rapidamente un ampio movimento dal basso, composto da sviluppatori di tutto il mondo, in grado di de-centralizzare il web da chi ne sta approfittando ormai da tempo per fini economici. In altre parole, la partita è ingaggiata con giganti come Facebook, Google, Amazon.
Per molto tempo, Berners-Lee ed altri attivisti di Internet hanno immaginato un’utopia digitale in cui fossero gli individui ad avere il controllo dei propri dati e che permettesse ad Internet di rimanere libero ed aperto. Ma per Berners-Lee, il tempo dei sogni è finito.
“Dobbiamo agire adesso,” ci dice, rivelando un’intensità ed un senso di urgenza non comuni per un pacato accademico come lui.
“È un momento storico.”
Anche da quando alcune rivelazioni portarono a galla che Facebook aveva permesso a terzi l’accesso ai dati personali di moltissimi utenti (lo scandalo Cambridge Analytica legato alle elezioni presidenziali americane), Berners-Lee ha avvertito l’imperativo di conservare questo ideale digitale nel mondo reale. In un post pubblicato questo fine settimana, Berners-Lee spiega che si è preso un periodo sabbatico dal MIT per lavorare a tempo pieno su Inrupt. Questa società sarà infatti la principale venture company costituita esternamente a Solid, una piattaforma web de-centralizzata che è costata anni di lavoro a lui ed altri tecnici del MIT per essere realizzata.
Un Netscape per l’Internet di oggi
Se tutto procederà secondo i piani, Inrupt sarà per Solid ciò che Netscape fu un tempo per i primi utenti del web: una facile via d’ingresso.
E come nel caso di Netscape, Berners-Lee si augura che Inrupt possa essere la prima di molte società che emergeranno da Solid.
“Ho passato molto tempo ad immaginare tutto questo,” dice Berners-Lee. Poi apre il laptop ed inizia a digitare sulla sua tastiera.
Osservare l’inventore del web lavorare al suo computer è come guardare Beethoven comporre una sinfonia: è avvincente, ma difficile da capire a fondo.
“Adesso siamo nel mondo di Solid,” ci dice, ed i suoi occhi sono illuminati da un lampo di eccitazione. Spinge il laptop verso di me, in modo che possa guardare anch’io.
Sullo scehrmo appare una pagina web molto semplice, con alcuni segnalibri in alto: la lista to-do di Tim, il suo calendario, le chat, la rubrica dei contatti. Ha costruito questa applicazione (una delle prime in Solid) per il suo uso personale. È semplice, minimale. In effetti, è così basilare che, a prima vista, è difficile immaginare la sua importanza. Ma per Berners-Lee, questo è il punto di partenza della rivoluzione.

L’app, utilizzando la tecnologia de-centralizzata di Solid, permette a Berners-Lee di accedere a tutti i suoi dati senza soluzione di continuità: il suo calendario, la musica, i video, le chat, la ricerca. È come un mashup di Google Drive, Microsoft Outlook, Slack, Spotify e WhatsApp.
La differenza è che, in Solid, ogni informazione è sotto il suo controllo. Ogni singolo bit dei dati che ha creato o aggiunto su Solid esiste all’interno di un Solid POD, acronimo che sta per personal online data store.
Questi pods sono gli strumenti che permettono agli utenti di Solid il pieno controllo sulle loro applicazioni e sulle loro informazioni presenti nel web.
Chiunque usi la piattaforma riceve una Solid identity ed un Solid pod. Questo è il modo in cui la gente, ci dice Berners-Lee, riprenderà il controllo del web dalle grandi corporation. Per esempio, un’idea a cui Berners-Lee sta lavorando attualmente è cercare il modo di creare una versione de-centralizzata di Alexa, l’assistente digitale di Amazon sempre più onnipresente nel nostro quotidiano.
Lui l’ha chiamato Charlie.
Ma a differenza di Alexa, con Charlie gli utenti continueranno ad avere il controllo dei loro dati personali. Questo significa, ad esempio, che potranno fidarsi di Charlie per registrare le loro informazioni mediche, gli eventi scolastici dei figli oppure i dati finanziari.
Questo è il tipo di tecnologia che Berners-Lee spera possa permettere a Solid di capovolgere le dinamiche attuali di potere nel web, spostandolo dalle corporation alle persone.
Una nuova rivoluzione per gli sviluppatori?
Berners-Lee è convinto che Solid sarà accettato dalla comunità globale di sviluppatori, hackers ed attisti internet preoccupati dal controllo esercitato da corporation e governi sul web. “Gli sviluppatori hanno sempre avuto una certa dose di spirito rivoluzionario,” osserva.
Inizialmente, tenere sotto controllo le spie governative o i Signori delle Corporation sarà la sfida più ardua da affrontare per Solid, ma il campo di gara più importante sarà qualcosa di ancora più affascinante per gli hacker: la libertà.
Nel web attuale, centralizzato, i dati personali sono custoditi dalle società che hanno costruito i server-silos in cui vengono conservati, come nel caso di Facebook o Google. Nel web de-centralizzato non ci saranno silos.
A partire da questa settimana, gli sviluppatori di tutto il mondo saranno in grado di iniziare a creare le loro applicazioni de-centralizzate, grazie agli strumenti offerti dal sito di Inrupt.
Berners-Lee trascorrerà l’autunno in giro per il globo, offrendo presentazioni e supporto su Solid e Inrupt agli sviluppatori che incontrerà (un tutorial su Solid si terrà al prossimo Fast Company Innovation Festival, il 23 ottobre).
“Il bello di poter contare su una start-up anziché un gruppo di ricerca è che si riesce a fare le cose,” ci dice. In questi giorni, invece di dirigersi al suo laboratorio al MIT, Berners-Lee viene qui, negli uffici di Inrupt, attualmente vicini alla Janeiro Digital, una società che ha coinvolto per aiutarlo nel lavoro su Inrupt.
Per ora fanno parte della società, oltre a Berners-Lee, il suo socio John Bruce, creatore di Resilient, una piattaforma di sicureza acquistata da IBM, un pugno di sviluppatori ingaggiati per lavorare sul progetto ed una comunità di coder volontari.
Per fine autunno, Berners-Lee prevede di trovare nuovi venture funds disponibili a finanziare il progetto e di allargare il gruppo di lavoro.
L’obbiettivo, al momento, non è fare miliardi di dollari. L’uomo che ha donato gratuitamente Internet all’umanità non è mai stato motivato dal denaro.
Tuttavia, il suo progetto potrebbe avere un impatto molto forte sui modelli di business attuali, che si basano sul controllo dei dati personali degli utenti.
È evidente che i giganti del web non molleranno l’osso senza dare battaglia.
Quando gli si chiede di questo, Berners-Lee risponde in modo secco:
“Noi non stiamo discutendo con Facebook e Google circa l’opportunità di cambiare i loro modelli di business dalla sera alla mattina. Non stiamo chiedendo il loro permesso.”
Che la partita inizi.
