La Classe degli Inutili

Yuval Noah Harari è un professore di Storia dell’Università Ebraica di Gerusalemme di circa 40 anni.

Dal 2012 è membro dell’Accademia israeliana delle scienze e delle lettere, specializzato in Storia Medievale e Storia Militare.

Dopo un’esperienza ad Oxford, è tornato in Israele, dove ha scritto un’opera che è diventata un best-seller, « Sapiens: A Brief History of Humankind. »

Perché mi interessa il Prof. Harari?

In estrema sintesi, il concetto più interessante espresso dallo storico è che come il 1900 ha visto nascere la classe operaia, il nostro secolo probabilmente partorirà la Useless Class, la « classe degli inutili« . Può sembrare un pensiero bizzarro, invece è basato su dati scientifici e su una proiezione per nulla fantasiosa dello sviluppo della nostra società.

In un mondo in cui sta esplodendo il mercato dell’Intelligenza Artificiale e l’automazione sta prendendo il sopravvento in tutte le attività produttive, anche quelle che fino a pochi anni fa erano considerate delegabili solo all’essere umano, si crea improvvisamente un vuoto abissale, una sorta di Buco Nero, in cui rischiano di ritrovarsi miliardi di persone.

Purtroppo l’argomento non trova molto spazio nell’informazione quotidiana, per diversi motivi. Per cominciare c’è una scarsa conoscenza da parte di chi dovrebbe comunicare questi concetti.

L’idea che un chatbot possa essere la segretaria di un tycoon dell’industria o della finanza molto più efficiente ed economica di una o più solerti assistenti in carne ed ossa, viene ancora vista come una vignetta da fumetto di fantascienza.

Nulla di più sbagliato.

Siri e le varie assistenti virtuali hanno aperto il campo allo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate che hanno più di un’arma dalla loro parte: imparano molto velocemente dal loro « cliente« , sono perennemente collegate alla rete in tempo reale e, una volta installate, non hanno ferie, non vanno in malattia e non chiedono l’aumento di stipendio.

L’Intelligenza Artificiale sta modificando il mondo reale, condizionando il modo in cui viviamo. Dai nostri acquisti ai nostri gusti sessuali, dai nostri spostamenti quotidiani al nostro orientamento politico, tutto viene acquisito attraverso milioni di microinformazioni. Informazioni raccolte dalle applicazioni che usiamo sui nostri smartphone e sui nostri computer.

Pezzi interi della nostra vita che noi regaliamo ai giganti del web, in cambio di Candy Crush Saga ed altre amenità di vario genere.

Chissà perché, ma questo fatto ricorda i vasti territori acquisiti dai colonialisti europei secoli fa in cambio di qualche specchietto ed un paio di collanine, non è vero?

Quindi, tornando al nostro professore israeliano, Harari si è posto una domanda:

« una volta che le segretarie di amministrazione, gli autisti di autobus e taxi, i commercialisti ed i notai (per fare qualche esempio) saranno stati sostituiti dall’Intelligenza Artificiale, queste persone che cosa faranno?« 

Ecco quindi nascere il concetto di Useless Class, la classe degli Inutili, coloro che non avranno più modo di far valere i propri titoli di studio, la propria competenza e l’esperienza maturata a livello professionale. Ovviamente resta il fattore empatico del rapporto tra persone, ma quanti potranno permettersi la differenza di prezzo?

In una situazione in cui spesso si preferisce il lavoretto in nero a quello regolarmente fatturato, per risparmiare qualche denaro, sarà facile fare una scelta opposta trovandosi di fronte ad un rapporto di costo di 10 a 1 (a favore delle macchine, naturalmente)?

Quindi, non è necessario tirare in ballo storie alla Terminator, per comprendere come le Macchine stiano già prendendo possesso delle nostre vite; ma, come nel film di Schwarzenegger, gliele stiamo consegnando noi, più o meno consapevolmente.

AI Will Create ‘Useless Class’ of Human, Predicts Bestselling Historian

Ora, forse, è più chiaro perchè si parla sempre più insistentemente di Reddito di Cittadinanza.

Sarà la nostra capacità politica di gestire un cambiamento straordinario e rivoluzionario come quello che andiamo a vivere di qui a 30 anni che farà la differenza.

Milioni, centinaia di milioni di persone saranno « liberate » dalla routine dell’orario di ufficio, ma di che cosa vivranno? come utilizzeranno tutto questo tempo improvvisamente a disposizione?

Pensiamoci adesso, che non abbiamo il tempo per farlo.